Da: Arthur Schopenhauer, La quadruplice radice del principio di ragion sufficiente (1813)

 

"Vi è anche un altro atopon del genere, il quale, pur avendo significato solo nel tempo, non riempie tuttavia alcun tempo: è il presente. Esso è il puro limite fra passato e futuro. La durata è, nel tempo, ciò che l'estensione è nello spazio. Come il limite non ha estensione spaziale, così il presente non ha durata. Esso non riempie di conseguenza nessun tempo e dunque non è mai. Tuttavia l'intera nostra vita trascorre in esso. Proprio a causa di quest'ultima circostanza si spiega perché noi lo trattiamo sempre con tanta serietà, sebbene il suo contenuto sia per lo più insignificante e come mai la quantità di cose insignificanti che occupano la maggior parte della nostra vita conservi una dignità davvero strana e, a chi ben la consideri, ridicola - e questo per il fatto che essa è presente. Chi fosse in grado di fissare tale riflessione diverrebbe, da uomo ridicolo, uno che ride, un Democrito ridente"

(Arthur Schopenhauer, La quadruplice radice del principio di ragion sufficiente (1813), trad. it. a cura di A. Vigorelli, Guerini, Milano 1990, p. 94).

 

Per una discussione di questo tema in Schopenhauer si veda il saggio di A. Vigorelli, Il pianto e il riso, Introduzione a Schopenhauer, Guerini, Milano 1998. Per leggerne la presentazione vai al sito di Le parole della filosofia http:\\www.apl.it\sf\recensio\recens9.htm

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