Le parole della filosofia, III, 2000

Seminario di filosofia dell'immagine


La legge della cornice

Un aspetto della morfologia di Jurgis Baltrušaitis

 

- Maddalena Mazzocut-Mis -

 

NOTE

 

  1. L'anamorfosi - cioè "il gioco di due spazi embricati" - non è altro che un diversivo prospettico, dove la forma prende il sopravvento, nascondendo o disvelando il proprio significato a seconda dell'angolazione dello sguardo dell'osservatore. (In particolare si veda di J. Baltrušaitis: Anamorfosi o magia artificiale degli effetti meravigliosi, tr. it. di P. Bertolucci, Adelphi, Milano 1978, e nella stesura definitiva, Anamorphoses ou Thaumaturgus Opticus, Flammarion, Paris 1984, tradotto in italiano con il titolo Anamorfosi o Thaumaturgus Opticus da P. Bertolucci e per le parti aggiunte da A. Bassan Levi - Adelphi, Milano 1990).
  2. Si vedano di J. Baltrušaitis: Aberrations, quatre essais sur la légende des formes (Olivier Perrin, Paris 1957 - testo completato da Baltrušaitis e quindi riedito da Flammarion nel 1983 e nello stesso anno tradotto in italiano da A. Bassan Levi per la Casa editrice Adelphi, Milano con il titolo Aberrazioni, saggio sulla leggenda delle forme); Essai sur la légende d'un mythe. La Quête d'Isis. Introduction à l'égyptomanie (Olivier Perrin, Paris 1967 - testo completato da Baltrušaitis e quindi riedito da Flammarion nel 1985 con il titolo La Quête d'Isis, essai sur la légende d'un mythe e nello stesso anno tradotto in italiano da A. Bassan Levi per la Casa editrice Adelphi, Milano, con il titolo La ricerca di Iside. Saggio sulla leggenda di un mito); Essai sur une légende scientifique. Le Mirroir: révélations, science-fiction et fallacies (Elmayan-Le Seuil, Paris 1978 - l'edizione italiana tradotta da C. Pizzorusso, con il titolo Lo specchio. Rivelazioni, inganni e science-fiction, Adelphi, Milano 1981, differisce di molto, per aggiunte e approfondimenti ad opera di Baltrušaitis, dalla edizione francese). Sul pensiero di Baltrušaitis nelle sue varie sfaccettature e nei suoi riferimenti ai contemporanei, cfr. M. Mazzocut-Mis, Deformazioni fantastiche, Mimesis, Milano 1999.
  3. In particolare si vedano la tesi di laurea di Baltrušaitis, pubblicata con il titolo La Stylistique ornementale dans la sculpture romane (Leroux, Paris 1931, riedita da Flammarion nel 1986, ampiamente modificata, con il titolo Formations, déformations. La stylistique ornementale dans la sculpture romane), accompagnata da una tesi complementare dedicata a Les Chapitaux de Sant Cugat dell Vallès (Leroux, Paris 1931); Etudes sur l'art médiéval en Arménie et en Géorgie ("Prefazione" di H. Focillon, Leroux, Paris 1929); Art sumérien, art roman (Leroux, Paris, 1934); Le Problème de l'ogive et l'Arménie (Leroux, Paris 1936); Cosmographie chrétienne dans l'art du Moyen Age (edizioni La Gazette des Beaux-Arts 1939); Le Moyen Age fantastique. Antiquités et exotismes dans l'art gothique (Paris, Armand Colin 1955), riedito in francese nel 1972 senza modifiche, tradotto in italiano nel 1973 da F. Zuliani e F. Bovoli ("Introduzione" di M. Oldoni) con il titolo Il Medioevo fantastico. Antichità ed esotismi nell'arte gotica (Adelphi, Milano), ripubblicato negli Oscar Studio Mondadori nel 1977 e nel 1981 riedito da Flammarion con aggiunte e modifiche eseguite da Baltrušaitis, viene pubblicato nella nuova versione in Italia, nel 1993, da Adelphi, con lo stesso titolo e la stessa traduzione di F. Zuliani e F. Bovoli; Réveils et prodiges. Le gothique fantastique (Armand Colin, Paris 1960) è ristampato da Flammarion nel 1988 senza alcuna modifica rilevante, ma con il titolo Réveils et prodiges. Les Métamorphoses du gothique e nel 1999 viene tradotto in italiano da M. Infurna e pubblicato da Adelphi con il titolo Risvegli e prodigi.
  4. Cfr. M. Schapiro, Arte romanica, tr. it. di A. Sofri, Einaudi, Torino 1982, p. 302. Secondo Schapiro, se, al contrario di quanto sostiene Baltrušaitis, supponessimo che "la rigida positura verticale" sia di fattura precedente alla colonna o alla cornice e non dipenda da essa, potremmo comprendere "l'applicazione di figure con le gambe incrociate sulla stessa serie di colonne. Infatti, l'incrocio delle gambe nell'arte romanica è una positura tesa, instabile [...] e si accorda perciò con le forme forzate, sospese delle rigide figure". L'interpretazione di Baltrušaitis sembra dunque, ancora una volta, del tutto aprioristica. "La conformità di una figura a una colonna non si spiega con la costrizione della colonna, poiché sebbene in tutte le scuole romaniche vi siano analogie tra le figure e ciò che le racchiude, la figura colonnare ricorre solo in alcune e solo in un certo periodo" (ibid.).
  5. Ibid., p. 312. In particolare Schapiro scrive: "La condizione e gli interessi che hanno suscitato uno stile geometrico analitico non esistono più. Noi scopriamo tanto più facilmente l'inadeguatezza di un'interpretazione come quella di Baltrušaitis, che non assegna alcun ruolo formativo alle funzioni e ai significati di un'arte religiosa pubblica e che spiega la scelta di effetti espressivi unicamente con una coincidenza geometrica" (ibid.).


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