L'odissea musicale nella filosofia
di Vladimir Jankélévitch
Filosoficamente l'odissea è il percorso dell'allontanamento dal sé, della peregrinazione nell'esteriorità e del ritorno alla patria, ossia il ritrovamento di un autentico rapporto tra l'io e il mondo. Se già Schelling attribuiva tale processo al movimento della coscienza, Jankélévitch lo estende sia al riconoscimento dell'intenzione morale sia all'individuazione di un possibile, anche se problematico, senso dell'esistenza. In questo contesto la musica assume un ruolo privilegiato, non solo nel rappresentare l'impalpabilità e l'ineffabilità dell'oggetto filosofico, ma soprattutto nel riuscire a costituire, in virtù della sua essenza temporale, l'articolazione più vivida e concreta di un cammino metafisico, di un'odissea, appunto, che parte dalla finzione per giungere alla realtà, dallo smarrimento esistenziale per approdare a una possibile prospettiva utopica. I nodi cruciali del pensiero jankélévitchiano, che qui vengono ripercorsi e analizzati, acquisiscono così, grazie al loro intrinseco rapporto con la musica, un'inedita apertura teorica.
Carlo Migliaccio (Lecco, 1959) collabora con il Dipartimento di Filosofia dell'Università degli Studi di Milano (Cattedra di Estetica II), occupandosi prevalentemente di Filosofia della musica. E' tra i fondatori, presso la stessa Università, del Seminario Permanente di Filosofia della musica. Ha studiato Composizione e si è diplomato in Pianoforte al Conservatorio di Milano; ha conseguito il Dottorato di ricerca presso l'Università di Tolosa. Ha al suo attivo diverse pubblicazioni su riviste filosofiche, letterarie e musicologiche, italiane e straniere. Ha scritto: I balletti di Igor Stravinskij (Mursia, 1992), Invito al pensiero di Henri Bergson (Mursia, 1994), Musica e utopia. La filosofia della musica di Ernst Bloch (Guerini e associati, 1995), Invito all'ascolto di Claude Debussy (Mursia, 1996). Di Vladimir Jankélévitch ha tradotto Debussy e il mistero (Il Mulino, 1991) (E-mail: carlomigliaccio@tin.it).
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