Cristina De Vecchi

LA RAPPRESENTAZIONE DEL PAESAGGIO
Funzione documentaria e riproducibilità tecnica
 
     
 
 
V


Il Paesaggio

 
     
   
 
 
§
Il viaggio. Illustrazione e inventariazione: dalla stampa alla fotografia  
 
Anonimo
Famiglia turca in gita
, Istambul, 1870 c.a.
   


 
 


La raffigurazione pittoresca del paesaggio è anche in stretta relazione con il viaggio: in primo luogo come illustrazione di un testo, il resoconto di viaggio; poi, come testimonianza, indizio del viaggio, partecipe della dialettica Monumento/Documento in tutte le sue forme, dal disegno «scientifico» alla cartolina; e ancora, stampa pittoresca e incisione di paesaggio, come oggetto di collezione che consente alla borghesia di viaggiare «stando comodamente a casa propria». Ma soprattutto non va dimenticato che il viaggio pittoresco risponde a una intenzione totalizzante di raffigurazione che si concretizza nei progetti delle geografie universali (che si vanno elaborando nello stesso periodo), in quelli degli archivi «planetari» di immagini o, più banalmente, nelle pubblicazioni specializzate, di cui Le tour du monde è solo la più nota.[123]

In questa prospettiva il termine di geografia, volentieri utilizzato in connessione col viaggio, sta anzitutto a indicare una attività ben più antica di classificazione, comparazione, ordinamento, descrizione di costumi, abitudini e paesaggi; una tradizione di inventariazione sistematica connessa all'esplorazione e, in ultima analisi, all'appropriazione. Nell'illustrazione che accompagna queste opere «geografiche», la fotografia viene via via sostituendo il disegno dal vero, per quanto ancora a lungo resterà «solo» la fonte, il documento, da cui trarre le incisioni, le uniche capaci di illustrare, di valorizzare il testo.

Tra Otto e Novecento toccherà invece al genere della fotografia di paesaggio il compito di realizzare l'inventariazione e diffusione dell'immagine «geografica» del paesaggio, che il pittoresco aveva potuto solo predisporre. Ma, in questo passaggio, il concetto di paesaggio assume, proprio grazie alla natura dell'immagine fotografica, una «neutralità» da esso mai posseduta, realizzando così l'occultamento di ogni sua carica ideologica. « La "geografia di paesaggio" trova nell'apparente empirica immediatezza della "veduta" fotografica la sua nuova, privilegiata forma di espressione, l'immagine che più di tutte soddisfa il suo bisogno di irriflessa oggettività e che ne assicura presso un pubblico sempre meno «culturalmente critico» e sempre più «consumatore di cultura» la fortuna».[124] Ritroviamo ancora una volta il paradosso del «mascheramento del senso costruito sotto le apparenze del senso dato» che trasforma la rappresentazione documentaria nell'immagine di massa (turistica) del paesaggio.

Abbiamo affermato che l'immagine fotografica possiede una funzione di identificazione che ha a che fare con il ricordo e la memoria. Abbiamo potuto chiarire il senso di tale funzione attraverso la particolare relazione che il «monumento» intrattiene con la memoria. La rappresentazione documentaria del paesaggio ci è parsa allora, per la sua capacità di far ricordare, come il monumento di un luogo. Molte sono le scelte stilistiche e formali che implica la «costruzione» di un monumento, come varia è la tipologia dell'immagine documentaria. La fotografia di paesaggio, ultima rappresentante della famiglia delle immagini analogiche e, nel contempo, prima rappresentante dell'immagine di massa, è Monumento e Documento al tempo stesso. In quanto partecipa della poetica del documento, eredita sotto forma di stereotipi paesaggistici gli artifici stilistici dei diversi tipi di immagini documentarie che sono state elaborate dal Settecento alla fine dell'Ottocento. Come rappresentazione concreta e strumento di inventariazione dei luoghi è Monumento; come «strumento» affidabile per una ricostruzione astratta dello spazio geografico (la pratica della fotografia aerea risale agli anni trenta) è già Documento.

[123] Per il rapporto tra illustrazione e geografie universali cfr. Robert Ferras, Les Géographies Universelles et le monde de leur temps; per gli archivi di immagini del paesaggio cfr. la collezione Albert Kahn e i censimenti dei Touring Club europei; per il progetto americano cfr. Anne Baldassarri, La photographie, la route, le territoire; per le riviste cfr. Le tour du monde, Parigi 1860 e Il giro del mondo, Milano 1863, oltre alle numerosissime pubblicazioni di viaggi scientifici e pittoreschi.

[124] Franco Farinelli, Storia del concetto geografico di paesaggio, p.158.

 
 
 
 
INDICE  
§ precedente
inizio pagina
§ successivo