Cristina De Vecchi

LA RAPPRESENTAZIONE DEL PAESAGGIO
Funzione documentaria e riproducibilità tecnica
 
     
 
 
I


La rappresentazione del paesaggio tra arte e documento

 
     
   
 
 
§
L'immagine tecnicamente riprodotta  
 
Adolphe Braun
Groppo del Vischerhörner,
1870 c.a.
   


 
 


Oltre a possedere una struttura di informazione, il documento visivo è generalmente collegato a un progetto di collezione, se non di inventariazione sistematica. Possiamo aggiungere che la rappresentazione documentaria richiede un certo grado di riproducibilità tecnica dell'immagine.

Tuttavia per parlare di multiplo non è necessario attendere l'invenzione della riproduzione fotochimica, ma è sufficiente la riproduzione a stampa. Se la collezione produce l'unificazione, il multiplo consente la normalizzazione e agevola la comparazione, ma soprattutto è solo il multiplo che rende possibile la circolazione, sotto forma della copia. A questo proposito, pur se riferite all'opera d'arte, le osservazioni di Benjamin riguardo alla relativa svalutazione dell'originale, implicita nella riproducibilità, e le implicazioni filosofiche della teoria del decadimento dell'«aura», restano tuttora un riferimento fondamentale.[17]

L'immagine tecnicamente riprodotta, dalla quale oggi siamo inesorabilmente circondati, avendo raggiunto quella dimensione assoluta della riproducibilità che annulla la differenza tra originale e copia, della quale già parlava Benjamin, si presenta nel continuum stabilito dalla comunicazione elettronica con una sorta di indifferenza dell'immagine rispetto al supporto e alle tecniche di produzione, tanto da generare l'illusione di una totale traducibilità dell'immagine in informazione e viceversa.

La situazione era già stata prefigurata da Valéry nel 1900: «Come l'acqua, il gas o la corrente elettrica, entrano grazie a uno sforzo quasi nullo, provenendo da lontano, nelle nostre abitazioni per rispondere ai nostri bisogni, così saremo approvvigionati di immagini e di sequenze di suoni, che si manifestano a un piccolo gesto, quasi un segno, e poi subito ci lasciano».[18]

Quest'idea assume oggi un'inquietante concretezza grazie alla tecnica digitale, che sembra realizzare una totale smaterializzazione (astrattizzazione) dell'immagine rispetto ai segni materiali e fisici della sua produzione. E' solo con questo salto tecnologico che, secondo Hudrisier, anche l'immagine, con quattro secoli di ritardo sul testo, troverebbe accesso al «moderno».[19]

Ma sia il territorio della riproduzione a stampa sia quello della riproduzione fotochimica sono stati troppo scarsamente indagati perché si possa dire oggi, con sicurezza, in che modo lo statuto dell'immagine si trovi mutato nel passaggio dall'analogico al digitale. Certamente, nella nostra esperienza quotidiana intere aree della carta stampata si protendono e si sovrappongono all'universo della comunicazione elettronica e delle sue immagini. I mutamenti, intervenuti nell'ambito della comunicazione e dei suoi supporti, denunciano permanenze, vischiosità e continuità anche là dove la rivoluzione dei media vorrebbe far credere a un superamento.

Perciò la prospettiva del mutamento (che non ha certo la pretesa di una rigorosa ricostruzione storica) è parsa efficace per mettere in luce alcuni nessi mai completamente recisi. Tra i molti mutamenti della tecnica produttiva e riproduttiva abbiamo scelto quello che porta dalla stampa alla fotografia, come un passaggio centrale per la rappresentazione documentaria del paesaggio. Capovolgendo i termini, pare ancor più significativo dire che la transizione dalla stampa alla fotografia è un passaggio centrale per l'evoluzione della rappresentazione di paesaggio.

Del programma contenuto nel nostro titolo si porrà l'accento dapprima su rappresentazione e si tenterà di delineare il concetto di rappresentazione documentaria, per distinguerla sia dalla rappresentazione pittorica del paesaggio sia dalla rappresentazione geometrica dello spazio fisico. Ma la distinzione, che verrà operata dapprima in sede teorica, ha anche una dimensione storica. Il separarsi della rappresentazione artistica dalla rappresentazione finalizzata a usi diversi si realizza, con il procedimento di riproduzione, nel distacco tra l'originale e la copia. Mentre il separarsi della veduta dalla raffigurazione geometrico-topografica della «pianta generale» corrisponde a un lento processo di affermazione, anche in ambito geografico, del modello scientifico galileiano.

Infine, le diverse rappresentazioni documentarie del paesaggio saranno prese in considerazione dal punto di vista della loro evoluzione, in relazione ai mutamenti intervenuti nell'ambito dei procedimenti tecnici di produzione e riproduzione dell'immagine e della rappresentazione «scientifica» del paesaggio geografico.

[17] Per queste nozioni cfr. W. Benjamin, op. cit. pp.23-25. Inoltre, le osservazioni che riguardano l'uso della fotografia come documento (p.29), sembrano riferirsi alla accezione storica del termine documento, mentre quelle circa la capacità che ha l'oggetto riprodotto di far sorgere una sensibilità percettiva «per ciò che nel mondo dello stesso genere» (p.25), sono particolarmente pertinenti per la nozione di funzione documentaria.

[18] Ibid., p.21.

[19] Cfr. Henri Hudrisier, L'iconothèque, soprattuto l'introduzione L'iconosphère, pp.15-22.

 
 
 
 
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